A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

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martedì 20 gennaio 2015

I DISTURBI SPECIFICI DELL’ APPRENDIMENTO (DSA) – DEFINIZIONE PSICOPEDIA PER SAPERNE DI PIÙ



I disturbi di apprendimento rappresentano una condizione clinica evolutiva di difficoltà di apprendimento della lettura, della scrittura e del calcolo che si manifesta con l’inizio della scolarizzazione. Sono pertanto escluse le patologie di apprendimento acquisite (successive ad esempio a traumi cranici).

I riferimenti internazionali utilizzati nella definizione e classificazione dei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) sono:
• ICD-10 (F81 Disturbi evolutivi specifici delle abilità scolastiche)
• DSM IV TR (315 Disturbi dell’apprendimento).
Si tratta di disturbi che coinvolgono uno specifico dominio di abilità, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Essi infatti interessano le competenze strumentali degli apprendimenti scolastici.
Sulla base del deficit funzionale vengono comunemente distinte le seguenti condizioni cliniche:
• dislessia, cioè disturbo nella lettura (intesa come abilità di decodifica del testo);
• disortografia, cioè disturbo nella scrittura (intesa come abilità di codifica fonografica e competenza ortografica);
• disgrafia, cioè disturbo nella grafia (intesa come abilità grafo-motoria);
• discalculia, cioè disturbo nelle abilità di numero e di calcolo (intese come capacità di comprendere e operare con i numeri).

Il DSA è un disturbo cronico, la cui espressività si modifica in relazione all’età e alle richieste ambientali: si manifesta cioè con caratteristiche diverse nel corso dell’età evolutiva e delle fasi di apprendimento scolastico. La sua prevalenza risulta maggiore nella scuola primaria e secondaria di primo grado. L’espressività clinica varia inoltre in funzione della complessità ortografica della lingua scritta. Con il termine “complessità ortografica” ci si riferisce a quella caratteristica che differenzia le lingue “opache” (per esempio l’inglese), caratterizzate da una relazione complessa e poco prevedibile tra grafemi e fonemi, dalle lingue “trasparenti” (per esempio l’italiano), caratterizzate da una relazione prevalentemente diretta e biunivoca tra fonemi e grafemi corrispondenti (al suono della singola lettera o parola corrisponde cioè il modo in cui la si scrive). Tale caratteristica condiziona i processi utilizzati per leggere, gli strumenti di valutazione clinica e i percorsi riabilitativi, non consentendo un diretto e totale trasferimento dei dati scientifici derivati da studi su casistiche anglofone.
La definizione di una diagnosi di DSA avviene in una fase successiva all’ inizio del processo di apprendimento scolastico. È necessario infatti che sia terminato il normale processo di insegnamento delle abilità di lettura e scrittura (fine della seconda classe della primaria) e di calcolo (fine della terza classe della primaria).
Un’anticipazione eccessiva della diagnosi aumenta in modo significativo la rilevazione di falsi positivi. Tuttavia, è possibile individuare fattori di rischio (personali e familiari) e indicatori di ritardo di apprendimento che possono consentire l’attuazione di attività e interventi mirati e precoci e garantire una diagnosi tempestiva.
Una caratteristica rilevante nei DSA è la comorbilità. È frequente, infatti, accertare la compresenza nello stesso soggetto di più disturbi specifici dell’apprendimento o la compresenza di altri disturbi neuropsicologici (come l’ADHD, disturbo dell’attenzione con iperattività) e psicopatologici (ansia, depressione e disturbi della condotta).

I DSA mostrano una prevalenza che oscilla tra il 2,5 e il 3,5% della popolazione in età evolutiva per la lingua italiana, dato confermato dai primi risultati di una ricerca epidemiologica tuttora in corso sul territorio nazionale.
Di fatto, anche se ancora non esiste uno specifico osservatorio epidemiologico nazionale, le informazioni che provengono dai Servizi di Neuropsichiatria Infantile indicano che i DSA rappresentano quasi il 30% degli utenti di questi servizi in età scolare e il 50% circa degli individui che effettuano un intervento riabilitativo. I DSA sono attualmente sottodiagnosticati, riconosciuti tardivamente o confusi con altri disturbi.
I DSA hanno infine un importante impatto sia a livello individuale (frequente abbassamento del livello curriculare conseguito e/o prematuro abbandono scolastico nel corso della scuola secondaria di secondo grado), sia a livello sociale (ridotta realizzazione delle potenzialità sociali e lavorative dell’individuo).
Sono in aumento le prove scientifiche sull’efficacia della presa in carico e degli interventi riabilitativi nella riduzione dell’entità del disturbo e/o nel rendimento scolastico (misura del funzionamento adattivo in età evolutiva), nonché nella prognosi complessiva (psichiatrica e sociale) a lungo termine. La precocità e la tempestività degli interventi appaiono sempre più spesso in letteratura tra i fattori prognostici positivi.
Al raggiungimento di questi obiettivi devono contribuire più figure professionali e istituzioni, che rivestono un ruolo di rilievo nei diversi momenti dello sviluppo e dell’apprendimento e il cui coinvolgimento varia in base alle espressioni sintomatiche con cui il disturbo può rendersi evidente. Il pediatra tiene conto degli indicatori di rischio alla luce dei dati anamnestici, accoglie i segnali di difficoltà scolastiche significative riportate dalla famiglia e la indirizza agli approfondimenti specialistici. Gli insegnanti, opportunamente formati, possono individuare gli alunni con persistenti difficoltà negli apprendimenti e segnalarle alle famiglie, indirizzandole ai servizi sanitari per gli appropriati accertamenti, nonché avviare gli opportuni interventi didattici. I servizi specialistici per l’età evolutiva (per esempio i Servizi di Neuropsichiatria Infantile) sono attivati per la valutazione e la diagnosi dei casi che pervengono a consultazione e predispongono un’adeguata presa in carico nel caso in cui sia confermato il quadro clinico di DSA.

L’implementazione di prassi cliniche condivise per la diagnosi, che prevedano l’utilizzo di protocolli di valutazione basati su prove standardizzate a livello nazionale, così come di modalità di trattamento scientificamente orientate, può consentire un livello di assistenza più efficace e omogeneo per i soggetti con DSA. Questo permette, inoltre, di rilevare a livello nazionale quali siano le procedure diagnostiche e terapeutiche necessarie per questi disturbi (in termini di risorse umane ed economiche) e di avviare un percorso di ricerca sistematica sull’efficacia e l’efficienza degli interventi terapeutici nella popolazione di lingua italiana. L’adozione di criteri diagnostici evidence based può contribuire inoltre a distinguere i DSA dalle altre difficoltà scolastiche aspecifiche, connesse di solito a fattori relativi al contesto familiare, ambientale e culturale dello studente, nonché dalle difficoltà di apprendimento che sono conseguenza di ritardo mentale o deficit neurologici, sensoriali o motori.

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Disturbi specifici dell’apprendimento – Intervista ad Elena Simonetta

BIBLIOGRAFIA:
Istituto Superiore di Sanità (2011). Consensus Conference sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento in http://www.snlg-iss.it/cms/files/Cc_Disturbi_Apprendimento_sito.pdf.

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