Claudia Gabrieli — La figura del referente DSA e BES
non ha mai ricevuto un riconoscimento giuridico, pur essendo chiamato a
svolgere importanti compiti in una realtà scolastica sempre più
impegnata a prestare attenzione agli studenti nelle loro specifiche
peculiarità.È vero che il destino di questi
alunni si gioca poi all’interno delle aule scolastiche in relazione
dinamica con insegnanti e gruppo dei pari, ma è altrettanto chiaro che,
laddove i referenti DSA e BES riescono a svolgere un ruolo di supporto e
coordinamento delle forze in gioco, tutto “scorre” più facilmente.
Cosa può fare nel concreto il referente? Alcuni suggerimenti possono essere presi in considerazione.
ACCOGLIENZA: dedicare le giornate di accoglienza
delle classi prime delle scuole secondarie di primo e secondo grado alla
proiezione di filmati a tema può essere più efficace di mille documenti
normativi per comprendere la realtà DSA o BES.
DATABASE: raccogliere in una sorta di “piccolo
centro di documentazione” d’istituto tutte le buone prassi didattiche
realizzate negli anni scolastici precedenti, anche in collaborazione con
la Funzione Strumentale per l’Informatica, può costituire fonte di
consultazione e studio per l’intero corpo docente.
SCREENING: favorire un atteggiamento di positiva
attenzione ai segnali di possibile disturbo di apprendimento o
difficoltà scolastica, attraverso l’uso di appositi screening può
servire ad un riconoscimento nei tempi appropriati, con positive
ricadute nel successivo iter scolastico dello studente.
SPORTELLO D’ASCOLTO: dedicare un paio d’ore mensili
all’ascolto delle richieste o dei dubbi di studenti, genitori,
insegnanti può aiutare a “tenere il polso” della situazione del proprio
istituto, favorendo un proficuo passaggio di comunicazioni tra le parti
che intervengono nel processo formativo.
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