A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

venerdì 7 febbraio 2014

Dislessia infantile: origini e concause di un disastro e un’epidemia di massa Perché sempre più bambini non sanno parlare, scrivere o ragionare?

La dislessia sta diventando una vera e propria emergenza, un’epidemia, con punte statisticamente alte a tutti i livelli. Il fenomeno diventa ancora più macroscopico nelle prime classi della scuola primaria, e si innesta con altri fenomeni (difficoltà all’abbandono dei pannolini; incapacità di concentrazione e ragionamento; incapacità di allacciarsi le scarpe, sbucciare le mele etc.; ipercinetica; picnolessia …).

Diverse le cause del disastro, ma ci sembra siano da ricercarsi nel cambiamento delle abitudini familiari e nel dominio della comunicazione per immagini sulla comunicazione diretta con familiari e amici: le immagini semplici -o iconiche- non hanno bisogno di ragionamento per essere lette: sono come un biberon. L’assassinio della lettura di libri è parte di questo problema (leggendo ci si deve creare “immagini mentali” autonome, si “crea” e si ragiona mentre si legge, cosa impossibile col biberon delle immagini in movimento).
Inoltre madri e padri non hanno quasi più contatti con i figli, a causa del lavoro: crolla quindi il dialogo e l’apprendimento al discorso, e mancano le parole (non c’è quasi più lessico). Prima della rivoluzione sociale che ha “liberato” il lavoro femminile, le donne svolgevano il ruolo prezioso di trasmissione della lingua, del sapere familiare, del dialogo e della capacità di discutere. In seguito, si è dovuto ricorrere al ritorno all’educazione di Stato (in stile antica Sparta, Unione Sovietica e gioventù hitleriana), con la fine della vita di cortile (altro fondamento dell’intelligenza dei più giovani), sostituita dalla nefasta pratica delle palestre, delle scuole calcio, dei doposcuola, in cui i bambini devono sempre stare zitti e eseguire gli ordini dell’onnipresente sorvegliante adulto. Nel frattempo, padre e madre insieme guadagnano quello che prima guadagnava il solo padre: una truffa di massa, in cui ci hanno rimesso tutti. Sarebbe bene aumentare la paga del genitore che è il solo a lavorare in una famiglia, e/o incentivare il telelavoro, che permette di lavorare da casa.
Viceversa, il bambino nutrito a merendine organiche e schermi al plasma, resterà comunque (quasi) senza parole.
C’è insomma un aspetto “clinico” della dislessia DSA, ma ci sono anche delle profonde concause sociali, che nascono proprio quando il bambino comincia a emettere le prime parole (pertanto non sono categorizzabili clinicamente) della “lingua madre”, e la madre troppo spesso non c’è…
Ecco -secondo noi di Tigullio News (che abbiamo avuto la fortuna di frequentare casa di Gianni Rodari)- le vere cause di un disastro sociale comunque esistenti, DSA o no. E chi racconta più ai piccoli favole e filastrocche? Se il bambino non capisce, mentre ascolta una fiaba alla tv o fa un gioco alla PS… chi gli spiegherà gli Arcani Sconosciuti?

Dislessia sotto screening

Un progetto innovativo alla “Pascoli” di Sant’Anna: lo screening

per l’individuazione precoce dei bambini a rischio di difficoltà scolastiche

I numeri del problema sono sotto gli occhi di tutti gli operatori della scuola: i casi di DSA sono in crescita esponenziale un po’ dappertutto, dalla Primaria alle Medie, fino alle scuole superiori. Si tratta dei cosiddetti disturbi specifici di apprendimento, che consistono in problematiche relative alla lettura (dislessia), alla corretta scrittura (disgrafia e disortografia) e ai calcoli matematici (discalculia) che colpiscono i bambini e i ragazzi di ogni età.

Contrariamente a quanto si poteva ritenere, questi disturbi non sono derivanti da un ritardo dell’alunno, ma da una difficoltà costituzionale determinata biologicamente, che si manifesta fin dalle prime fasi dell’apprendimento. E’ un circolo vizioso: il bambino affetto da DSA fa più fatica e ottiene risultati meno brillanti, il che incide sul successivo impegno e sulle conseguenti votazioni, e così via, in un percorso che tende ad essere fortemente involutivo.

Oggi i DSA sono diagnosticati con più attenzione rispetto al passato e addirittura una legge (la n. 170 del 2010, con le conseguenti Linee guida del 2011) ha stabilito alcune tutele per gli allievi colpiti da questi disturbi; così attraverso vari tipi di strumenti compensativi e dispensativi, da utilizzare anche durante gli esami, si cerca di alleviare la fatica che gli alunni devono affrontare.

L’Istituto Comprensivo Rapallo, in collaborazione con due psicologhe esperte in materia, le dottoresse Maria Ida Federici e Alessandra Guagliardo, promuove un progetto innovativo per la rilevazione precoce dei bambini a rischio di DSA, con un intervento che coinvolgerà le prime due classi della scuola primaria (elementare). Dopo una prima fase di informazione per le famiglie e di formazione dei docenti coinvolti, ci sarà un periodo dedicato a prove collettive ed individuali; in seguito, in base ai risultati emersi, nei mesi successivi ci saranno interventi di rafforzamento, una prova conclusiva e alla fine dell’anno scolastico un incontro con docenti e genitori per la restituzione dei dati emersi dall’intervento.

“L’identificazione preventiva delle difficoltà di apprendimento – afferma Maria Ida Federici, la psicologa responsabile del progetto – consente di intervenire precocemente sulle aree di carenza, limitando così le esperienze di insuccesso che potrebbero avere ripercussione da un punto di vista emotivo e motivazionale. Trattandosi di un’attività di screening deve focalizzarsi su quella fascia scolastica in cui non e’ ancora possibile fare diagnosi, che potrà essere effettiva alla fine della seconda elementare”.

Il progetto, che coinvolgerà complessivamente circa un centinaio di bambini della scuola primaria Pascoli di S.Anna, ha già previsto una formazione per genitori e docenti a partire dallo scorso novembre; questa settimana sono cominciate le prove collettive e individuali per gli allievi; seguirà, in base ai risultati, un’attività di rinforzo svolta dalle docenti e a maggio una prova. Il percorso verrà concluso con la restituzione dei dati analizzati in un incontro pubblico di approfondimento della tematica.

“In questi casi – aggiunge Giacomo Daneri, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Rapallo – è fondamentale la collaborazione tra scuola, famiglie ed operatori sanitari, nell’ottica dell’importanza del bene del bambino. Siamo quindi davvero orgogliosi di ospitare un progetto così significativo e unico per il nostro territorio”.

Nessun commento:

Posta un commento