A.A.A. - D.S.A. - Dislessia, un limite da superare

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venerdì 8 marzo 2013

Invalsi 2013: Date, Materie, Obiettivi – Prove invalsi 2013 Cosa sono e Novità Criteri Valutazione

Le prove Invalsi 2013 hanno l’obiettivo di valutare i vari livelli di apprendimento degli studenti italiani nelle scuole.
I contenuti delle diverse prove Invalsi 2013 non sono a discrezione delle varie scuole, bensì sono determinati dall’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione (INVALSI).
Che cos’è l’Invalsi? Sostanzialmente è un ente di ricerca dotato di personalità giuridica di diritto pubblico che ha raccolto l’eredità di quello che era il CEDE (Centro Europeo dell’Educazione), nato negli anni settanta del secolo scorso.
L’Invalsi è un istituto autonomo, ma ciò non toglie che è comunque soggetto alla vigilanza del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (MIUR), che definisce le scelte fondamentali e le priorità dell’Istituto. Quest’ultimo, infatti, deve tenere conto delle indicazioni del Miur per programmare la propria attività. Per quanto riguarda invece specificatamente la valutazione delle priorità tecnico-scientifiche, essa è riservata all’Istituto Invalsi.

Per l’anno scolastico 2012/2013, le prove Invalsi 2013 riguarderanno le materie d’italiano e matematica, la base della cultura italiana.


Invalsi – Elementari

Date Invalsi 2013 – Per quanto riguarda la scuola elementare (scuola primaria): La prima elementare non sarà soggetta alle prove; la seconda elementare avrà una prova preliminare di lettura e italiano il 7 maggio 2013 e una prova di matematica il 10 maggio 2013; la terza elementare e la quarta elementare non saranno soggette ad alcuna prova; sarà soggetta a una prova preliminare; infine la quinta elementare avrà una prova d’italiano il 7 maggio 2013, una prova di matematica il 10 maggio 2013 e un questionario dello studente da compilare sempre il 10 maggio 2013.

mercoledì 6 marzo 2013

Imparare l'inglese da dislessici? Ora si può fare


Il Giornale di Monza del 05-03-2013

VIMERCATE. Imparare l'inglese soffrendo di disturbi dell'apprendimento: sogno o realtà? La professoressa di inglese dell'«Itis Albert Einstein» di Vimercate e tutor dell'apprendimento Aid, Luisella Beghelli ha accolto la sfida e lanciato il progetto della prima vacanza studio per studenti dislessici, da 9 a 19 anni, in Italia: partirà a luglio, nel campus della University of Hertfordshire, di Londra. «Molti ragazzi rinunciano allo studio dell'inglese - ha commentato Beghelli, monzese - E' un peccato, non solo per le opportunità professionali che l'inglese offre, magari il lavoro è una prospettiva ancora un po' lontana per loro, ma anche per il divertimento, con i social network potrebbero comunicare con altri ragazzi in tutto il mondo». Lo studio dell'inglese, con la discrepanza tra scritto e parlato, è particolarmente ostico per gli studenti dislessici, lo è per gli stessi inglesi, che presentano infatti il 20% della popolazione scolastica con questi disturbi. «E' importante stimolare i ragazzi coinvolgendo tutti e cinque i sensi: si faranno attività di "total physical response", per esempio si chiederà di preparare un tipico English Breakfast, dovendo pensare a tutto, dall'acquisto degli ingredienti alla realizzazione dei vari piatti. In questo modo memorizzeranno molto meglio, ciò vale per tutti, quando si coinvolge la sfera emotiva è più facile imparare». Il progetto ha suscitato l'interesse di molti genitori: «Ciò che distingue il progetto speciale dsa dal regolare corso offerto ai non dsa, è ovviamente la didattica in classe. Per il resto i nostri ragazzi, dsa e non dsa , condivideranno tutte le esperienze loro proposte. Tutti noi infatti sappiamo quanto sia importante per i nostri ragazzi l'avere affianco un amico, soprattutto nelle esperienze nuove». Il campus, con oltre 800 postazioni computer si presta bene alle esigenze degli studenti dislessici, che avranno a disposizione un pc con accesso ad Internet, programmi specifici, la lim, lo scanner con software ocr, libri digitali ed enciclopedie multimediali. Per informazioni: 349.384 51 53. (bhe)

domenica 3 marzo 2013

La scuola per tutti: al via nei prossimi giorni gli screening per ricercare i disturbi dell'apprendimento

Individuare le difficoltà di apprendimento per intervenire in maniera tempestiva ed efficace mettendo, al contempo, la scuola nella condizione di svolgere in autonomia il proprio lavoro. Prevenire il disagio scolastico approntando, dove necessario, strumenti e metodi di studio mirati. Questi gli obiettivi del progetto “La scuola per tutti in Umbria”, un'attività unica a livello nazionale per le sue caratteristiche specifiche, partita nell'anno scolastico 2004/2005 e che in maniera continuativa prosegue il suo percorso ormai da 9 anni. Un'azione avviata con un numero ristretto di scuole in via sperimentale e che ormai coinvolge molti istituti in tutta l'Umbria con risultati notevoli. Proprio in questi giorni, grazie all'auto finanziamento delle stesse scuole e alla loro volontà di proseguire nella direzione avviata, gli screening stanno ripartendo: saranno oltre 2.500 i bambini che affronteranno le prove nell'anno scolastico 2012/2013.

Dislessia, trentamila nuovi casi all'anno in Italia

23/02/2013, 09:05 A CURA DI ROSSANA PALAZZO 

MILANO, 23 FEBBRAIO 2013 – Forse siamo tutti dislessici? I casi in Italia sono sempre più numerosi. Però bisogna fare attenzione, la dislessia non è una malattia, ma un disagio. Nel nostro paese, c’è una sensibilità verso questo disturbo e una legge che tutela e stabilisce quali strumenti di appoggio devono essere adottati, da insegnati e da famiglie.

Effettivamente i nuovi casi, rispetto alle statistiche ufficiali sono chiari: si contano trentamila dislessici all’anno, sommati al 5 per cento della popolazione affetta dal disturbo. Oramai quali sono le classi in cui non ci siano dei bambini in crisi con le tabelline, problemi ortografici e tabelline? Certo il disagio è maggiormente diffuso nei paesi anglosassoni, dove si conta un 8 per cento della popolazione affetto dal disturbo. 


Valentina Bambini, ricercatrice del centro di Neurolinguistica e sintassi teorica della Scuola superiore universitaria IUSS di Pavia, spiega «Se ci esprimiamo in termini di fonemi e la differenza è impressionante: l'italiano ha circa 25 fonemi e 33 grafemi, fra la fonologia e l'ortografia la sovrapposizione è pressoché totale; l'inglese ha 40 fonemi e 1.120 grafemi, una lingua ostica, inevitabilmente, per chi ha problemi con la lettura. Già nel 1985 su mille studenti americani e italiani, una ricerca mise in evidenza una frequenza della dislessia negli Stati Uniti doppia che in Italia».

Giacomo Stella, psicologo clinico e docente presso le Università di Modena e Reggio Emilia, parla di «neurodiversità», poiché ci sarebbe, a livello del lobo temporale sinistro del cervello, quello maggiormente implicato nel riconoscimento e nell’elaborazione del linguaggio,una diversa densità della materia grigia. Si tratta dunque di una diversità che non guarisce «visto che in età adulta la dislessia è ancora presente nel 75 per cento di quelli che ne hanno sofferto da piccoli», precisa il professor Stella. Certo ci sono degli strumenti per aiutare queste persone: registratori, calcolatori speciali.

Francesca Conti, professoressa di scienze in una scuola milanese precisa «La normativa non prevede l'insegnante di sostegno, per cui il lavoro aggiuntivo può diventare un carico pesante per l'insegnante. Fortunatamente cominciano ad essere disponibili, offerti in omaggio dalle case editrici in questa fase sperimentale, libri studiati per i dislessici, che facilitano la lettura attraverso espedienti di colore, di maggiore distanza fra le frasi, di sottolineatura di parole chiave. Ma nel corpo insegnante c'è tanta paura di sbagliare». Chiarisce Jubin Abutalebi, docente di neuropsicologia all'università del San Raffaele di Milano, che è importante fare una diagnosi esatta su questi bambini «infatti spesso accade che spesso arrivano alla nostra osservazione ragazzini definiti dislessici dagli insegnanti, che ad un esame approfondito si rivelano normali».

(fonte: Corriere della Sera)

Dislessia, nuovo studio: videogames d'azione migliorano la capacità di lettura

Redattore Sociale del 01-03-2013

Indagine condotta dall'università di Padova e dall'Irccs Eugenio Medea: ''Dodici ore passate ai videogiochi migliorano la capacità di lettura più di quanto non faccia un anno di lettura''.

ROMA. La notizia è di quelle destinate ad accendere il dibattito tra esperti, famiglie, educatori. Uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology e condotto dall’università di Padova e dall’Istituto scientifico di ricerca e riabilitazione “Eugenio Medea” rivela che i videogiochi d’azione migliorano la capacità di lettura nei bambini dislessici. “Dodici ore passate ai videogiochi migliorano la capacità di lettura più di quanto non faccia un anno di lettura spontanea o trattamenti di lettura tradizionali”. Lo studio è il secondo step di un lavoro di ricerca che collega la dislessia a problemi di attenzione visiva ed è stato condotto da Andrea Facoetti dell'Università degli Studi di Padova e consulente all’Istituto Scientifico “E. Medea” insieme al team composto da Sandro Franceschini, Simone Gori, Milena Ruffino, Simona Viola e Massimo Molteni. "I videogiochi d'azione migliorano molti aspetti dell’attenzione visiva e favoriscono l'estrazione di informazioni dall'ambiente", spiega Facoetti. I risultati dello studio sarebbero una conferma che i deficit di attenzione visiva sono alla base della dislessia, una condizione che rende la lettura estremamente difficile per un bambino su dieci. 

I ricercatori hanno testato la lettura, le capacità fonologiche e di attenzione di due gruppi di bambini con dislessia che non erano utilizzatori abituali di videogames. “I bimbi sono stati valutati nelle loro capacità attentive e di lettura prima e dopo aver giocato con videogiochi di azione o non-azione per nove sedute di 80 minuti. Ebbene, i bambini che avevano utilizzato videogiochi d'azione sono stati in grado di leggere più velocemente senza perdere in accuratezza ed hanno anche mostrato progressi in altri test di attenzione. Questi sorprendenti risultati sulle abilità di lettura si sono mantenuti anche ad un successivo controllo dopo due mesi. Dover colpire un bersaglio periferico in movimento comporta un’abilità di percezione del contesto e quindi di rapida attenzione al particolare che aiuta i bambini dislessici molto di più di un allenamento alla lettura. Grazie ai videogiochi – spiegano ancora gli autori della ricerca - i bambini dislessici hanno imparato a orientare e focalizzare la loro attenzione per estrarre le informazioni rilevanti di una parola scritta in modo più efficiente, riducendo l’eccessiva interferenza laterale di cui sembrano soffrire. Per non parlare poi del problema del dropout: i trattamenti tradizionali sono spesso noiosi, molti bambini abbandonano, ma quando si divertono questo non succede”.